Storia - Cronologia essenziale

Anno 100 d.C.
I romani costruiscono la via Valeriana, la Civitas Camunnorum ed un ponte, sul fiume Oglio, di “unione” col popolo Camuno. Sul lato destro del ponte sorge una “mansio” romana, stazione di posta e di ristoro.
L’Ospizio (o Ospedale) degli Esposti di Valle Camonica trae probabilmente origine da questa mansio romana.

841.
È menzionato lo xenodochio << de Campedello >> (identificato con l’ospizio), do­ nato dal vescovo Ramperto al monastero benedettino di San Faustino di Bre­ scia: le funzioni sono quelle di fornire assistenza materiale e religiosa a pas­ santi e pellegrini.

Secoli XIII-XV
La struttura risulta governata da una colonia di frati Umiliati insediata in loco.

1254.
Giovanni detto Fugacio di Ossimo dona un immobile a frate Bonomo mentre nel 1286 trova conferma un atto del 1247 con cui frate Meliorato aveva com­perato terreni da Goffredo di Ossimo.

1340.
Nell’iscrizione conservata sull’architrave del portale della chiesa annessa al­ l’ospedale (intitolata a Santa Maria ed in precedenza dedicata all’Epifania) com­pare il nome di frate France sco da Vezza.

1444.
Ultime notizie della presenza in loco degli Umiliati.

Metà secolo XV
L’ospizio passa sotto il controllo del consiglio generale della Comunità di Valle che garantisce il funzionamento tramite le figure dei presidenti (di nor­ ma in numero di due) e del <

1459.
Visita pastorale del delegato vescovile Benvenuto Vanzio: per la prima volta nella documentazione si fa cenno all’accoglimento presso la struttura di bam­ bini abbandonati e soggetti affetti da disturbi mentali: nei secoli successivi la principale finalità dell’istituzione consisterà nel <> . Nel corso dello stesso anno vengono definiti i rapporti in materia di giurisdizione sull’ospizio tra la comunità di Valle e il vescovo di Brescia.

1469.
L’ospedale ottiene da Venezia l’integrale esenzione dal pagamento di tasse e imposte.

1473.
Esce una ducale veneta per porre qualche ripiego all’aumento del fenomeno dell’esposizione e delle conseguenti spese.

1532.
Clemente VII intima scomunica nei confronti dei danneggiatori dei beni del­l’ospizio e di coloro che abbandonano bambini, pur essendo in grado di prov­vedere al loro mantenimento.

1542.
Paolo III concede indulgenza plenaria a chi visita l’oratorio di Santa Maria del­l’ospedale.

1567.
È introdotta un’annua sovvenzione di sale a carico pubblico.

1584.
A seguito di decreto emesso da Carlo Borromeo nel 1580 entra in vigore il pri­vilegio di inviare ogni anno dodici infanti all’ospedale maggiore di Brescia.

1606.
Per legato del notaio Cristoforo Federici di Gorzone si inizia a dare ospitalità anche a «viandanti infermi bisognosi», sia valligiani sia forestieri, garanten­do loro assistenza fino a guarigione conseguita.

1607.
Per volontà testamentaria di don Evangelista Aliprandi Griffi di Niardo vie­ ne fondata la cappellania dell’ospedale con celebrazione della messa quotidia­ na in Santa Maria.

1649.
Muore il notaio Giovan Francesco Moscardi di Darfo, già presidente dell’ospi­zio, autore di cospicui lasciti.

1719.
L’assemblea della Comunità di Valle vota un complesso di norme riguardanti le funzioni del presidente dell’ospizio.

Fine Settecento.
Caduto l’Antico Regime l’istituzione viene retta da un consiglio nomi­ nato dal prefetto del Dipartimento del Serio.

1803.
Entra in vigore un rinnovato piano di amministrazione ed economia.

1808.
La direzione della casa passa alla Congregazione di Carità di Malegno.

1810.
Soppresso temporaneamente il comune di Malegno la conduzione dell’ospe­dale è attribuita alla Congregazione di Carità di Breno.

1817.
Viene ripristinata la situazione ante 1810.

1817-18.
I locali vengono adibiti ad infermeria per la cura di circa 1500 ammalati di tifo petecchiale.

1822.
L’ospizio viene eretto in ente autonomo, sottoposto a vigilanza della Commis­saria distrettuale di Breno; sono create le figure del medico direttore e del- l’amministratore economo la cui nomina spetta alla Delegazione provinciale di Bergamo.

1842.
Sulla Gazzetta provinciale bergamasca compaiono Cenni storici e statistici re­lativi all’ospizio, stesi dal direttore dottor Luigi Cuzzetti di Breno.

1846
Viene licenziato il piano organico disciplinare interno compilato in esecuzione ad istruzioni della Delegazione provinciale.

1862.
A seguito dell’applicazione del Regio Decreto no 753/1862 sulla riorganizzazione delle  Opere  Pie l’ente diventa  Opera  Pia.

1866.
Il controllo sulla struttura e l’onere di una parte dei finanziamenti sono assunti dall’Amministrazione provinciale di Brescia.

1872.
Si adotta uno statuto organico in virtù del quale la gestione passa ad un consiglio formato da un presidente e da un direttore (votati dal consiglio provin­ciale), nonché da tre commissari rappresentanti i mandamenti di Edolo, Breno e Pisogne (designati dai singoli municipi).

1873-75.
Si procede ad una radicale ristrutturazione del fabbricato.

1874.
Si smantella l’esercizio della ruota (che consisteva in una bussola ruotante si­stemata in modo da garantire l’anonimato a chi si affacciava per deporvi il
bambino esposto), sostituita da un ufficio di consegna. Durante il medesimo anno l’impiegato dell’ospizio Stefano Andrea Vielmi di Malegno ultima la ste­sura delle Mernorie sul brefotrofio di Valcamonica.

1891.
È aggiornato lo statuto per ottemperare al dettato del Regio Decreto no 6972/1890 concernente il riordino delle Pie Istituzioni.

1918.
L’amministrazione delibera di sospendere temporaneamente l’accettazione degli infanti illegittimi: la decisione è approvata dalla deputazione provincia­le chiamata, a sensi della legge comunale e provinciale, ad accollarsi diretta­mente il servizio esposti.

1924.
Si unifica sotto la sorveglianza della Provincia l’assistenza agli illegittimi per
l’intero territorio bresciano; di fatto l’ospizio cessa le antiche funzioni trasfor­mandosi da casa di accoglienza di esposti e gestanti a istituto erogatore di sus­sidi e di sostegno alle iniziative dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia. Vie­ne cambiato il titolo dell’ente da Ospizio esposti di Valle Camonica in Pia Fondazione per l’infanzia abbandonata di Valle Camonica; il mutamento de­finitivo è deliberato nel l926.

1927.
Si assume un nuovo statuto (superiormente convalidato nel 1928) e si perfe­ziona l’adesione alla Confederazione generale degli enti autarchici.

1962.
Viene licenziato un nuovo testo statutario (omologato con D.P.R. del1964) in base al quale l’ente assume ilnome di Pia Fondazione per i minori abbando­nati e anormnali psichici recuperabili di Valle Camonica, estendendo i pro­ pri compiti all’assistenza appunto ai minorati psichici recuperabili. Prende av­ vio una scuola speciale con due insegnanti ed è ultimata la costruzione di un
secondo edificio, progettato nel 1953.

1969-73.
Si procede a realizzare una ristrutturazione dei vecchi fabbricati.

1970.
Sono raccolti in volumetto gli scritti sulla storia dell’ospizio redatti, in diversi tempi, da Stefano Andrea Vielmi (1874), don Romolo Putelli (1915) e don Ales­sandro Sina (1935).

1975.
Alla Pia viene affidata dalla Comunità Montana di Valle Camonica la gestio­ne del Centro spastici, con prestazione di terapie ambulatoriali a favore di por­tatori di handicap.

1978-81.
La Regione Lombardia riconosce il diritto della Pia a funzionare come ente autonomo.

1979.
Nasce la cooperativa Rosa Camuna per facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro dei disabili.

1983
Prende avvio il Centro residenziale di terapie psichiatriche e di risocializza­zione.

1984.
La Regione Lombardia ratifica un nuovo statuto (adottato dal consiglio di amministrazione nel 1976) assentendo alla mutata denominazione in Centro socio-medico-psico-pedagogico e della riabilitazione della Valle Camonica, avente finalità di promuovere e coordinare servizi socio-medico-pedagogici e della riabilitazione a beneficio degli ospiti.

1985.
Viene approvato il documento , aggiornato su più recenti norme legislative, inerente il servizio riabilitativo a favore di soggetti portatori di handicap.

1986.
Si stipula convenzione con la Comunità Montana USSL 37 per la gestione del Centro socio-educativo.

1987.
Si attrezza un’area da adibire a lavori di orto-frutti-floricoltura eseguiti dalla cooperativa Rosa Camuna. Prende avvio il servizio di assistenza sociale anziani per gli ospiti delle case di riposo valligiane.

1988-90.
Sono eseguiti restauri alle strutture e agli affreschi della chiesa di Santa Ma­ria al Ponte.

1995.
Si inseriscono modifiche allo statuto, riconosciute dalla Regione Lombardia nel 1996, in base alle quali l’istituto assume il titolo di Pia Fondazione di Valle Ca­monica – Centro socio-medico-psico-pedagogico e della riabilitazione. Attual­mente la casa assicura la gestione del Centro socio educativo (struttura inte­grata non residenziale che accoglie portatori di handicap), del Centro di riabilitazione (che fornisce prestazioni sanitarie dirette al recupero funziona­le e sociale di soggetti affetti da menomazioni fisiche, psichiche, sensoriali e/o plurime) e del Servizio terapeutico riabilitativo per anziani (assicurato presso dieci case di riposo dislocate sul territorio).

2013.
…dopo un lungo cammino di solidarietà, di difficoltà, di gesti di carità, di impegno professionale per rispondere al modificarsi dei bisogni del territorio. Pure l’antico Ospedale degli esposti ha modificato la propria denominazione legale in  Pia Fondazione di Valle Camonica Onlus.

Oggi la Pia Fondazione gestisce:

– un rinomato centro di Fisioterapia (FKP)

-Un Centro Diurno Disabili – CDD

-Un Centro Socio Educativo – CSE (il Bruco con laboratori di creta, serra e piccoli frutti)

-Una Comunità Alloggio – CSS

– Un Centro Diurno Integrato per anziani – CDI “ la rondine”

-Un progetto sperimentale per minori disabili gravi “ il Melograno”

 

La cerniera della nostra storia non si chiude qui. Molto è ancora è il bisogno di aiuto, affetto, comprensione, accettazione, amore!  …e noi, e dopo di noi,  semplici samaritani, chi nel tempo ci sostituirà alla  Pia Fondazione di Valle Camonica, abbiamo e avremo ancora tanto filo da svolgere dal gomitolo della solidarietà.

pia fondazione valle camonica onlus